Protesi anca

Intervento di protesi d’anca: in cosa consiste

L’intervento di protesi d’anca o artroprotesi d’anca consiste nella sostituzione dell’articolazione danneggiata con delle componenti artificiali in plastica, ceramica o leghe metalliche realizzate ad hoc, cioè le protesi. Questa scelta viene adottata dal chirurgo ortopedico per risolvere il problema del dolore all’anca cronico e migliorare la qualità di vita del paziente.

La durata dell’intervento di protesi d’anca è di circa 1 ora e l’operazione, svolta in anestesia, avviene tramite tecniche chirurgiche mini invasive e con il supporto di strumenti tecnologici che permettono un recupero più rapido grazie a una maggiore precisione.  

Protesi d’anca: quando farla?

Sebbene la fascia d’età maggiormente coinvolta sia quella compresa tra i 65 e gli 85 anni (dato RIAP 2019), negli ultimi anni si è registrata la crescita del numero di giovani che si sottopone a questo tipo di intervento.

Quindi, a prescindere dall’età del paziente, l’intervento di protesi d’anca diventa necessario quando i trattamenti farmacologici e riabilitativi non hanno portato alcun miglioramento della sintomatologia dolorosa. Questa è generalmente causata dalle malattie dell’anca, prima tra tutte la coxartosi, ma anche da traumi e malattie infiammatorie, reumatiche e neoplastiche.

Tecniche chirurgiche: protesi d’anca mini invasiva

Il Prof. Falez opera adottando una tecnica chirurgica più innovativa rispetto alla tradizionale, caratterizzata da incisioni cutanee più piccole: si tratta della tecnica mini invasiva. Questa garantisce una maggiore tutela dei tessuti, delle componenti ossee e la riduzione delle complicanze post-operatorie. Inoltre, le vie di accesso mininvasive d’anca hanno tempi di recupero più brevi.

TECNICA CHIRURGICA TRADIZIONALE CHIRURGIA MINI INVASIVA
Maggiore esposizione e visibilità dell'articolazione Visibilità ridotta e necessità di particolare precisione
ed esperienza del chirurgo
Incisione più ampia Incisioni piccole che preservano muscoli e osso “sano”,
cicatrice meno evidente
Tempi di recupero più lunghi Tempi di intervento, degenza, riabilitazione
e recupero più brevi

Protesi mininvasiva anca tempi di recupero

Il tempo di recupero a seguito di un intervento di protesi d’anca si aggira tra 1 e 2 mesi. Generalmente il paziente resta in ospedale da 2-3 giorni fino a un massimo di 15 giorni, quando vengono tolti i punti di sutura.

Errori nella movimentazione dell’arto possono inficiare il risultato dell’operazione rendendo necessario un intervento di revisione di protesi d’anca, per questo il paziente viene istruito sugli esercizi da fare e i movimenti da evitare per il primo mese post-operatorio.

Accessi chirurgici intervento protesi anca

Gli accessi all’articolazione dell’anca possono essere anteriore, posteriore e laterale.

Il Prof. Falez è un chirurgo ortopedico esperto dell’anca: la scelta di un accesso rispetto agli altri dipende da un’attenta valutazione del caso specifico.

Nel paziente con caratteristiche somatiche normali, per l’intervento di protesi d’anca l’accesso anteriore è quello generalmente scelto dal Professore. Questa via consente di rispettare tendini e muscoli, confermandosi la più fedele al concetto di mini invasività.

Tra gli altri vantaggi ci sono una minor perdita ematica e un più contenuto dolore nell’immediato post-operatorio, un tempo medio di ricovero più breve, un più rapido recupero funzionale, e bassi tassi di lussazione della protesi.

Inoltre la variante “bikini”, in cui il taglio chirurgico viene effettuato a livello della piega inguinale, risolve in massima parte i problemi di visibilità delle cicatrici.

anca accessi

L’accesso postero-laterale è forse quello più utilizzato a livello mondiale e il vantaggio principale che porta è quello di risparmiare gli abduttori dell’anca (piccolo e medio gluteo) e di fornire al chirurgo un’adeguata visualizzazione sia del femore che dell’acetabolo.

L’accesso laterale diretto consente una buona esposizione dell’acetabolo e del femore prossimale; garantisce inoltre una sicura estensione distale per eventuali complicanze intraoperatorie.

Lo studio della storia clinica del paziente e dello stato in cui si trova l’articolazione è molto importante per la scelta della giusta via d’accesso.

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Il Professor Francesco Falez visita e opera a Roma.

Chirurgia robotica dell'anca

Oggi, grazie all’innovazione tecnologica, il chirurgo ortopedico ha un importante alleato che lo supporta nella fase preoperatoria e durante gli interventi di protesi d’anca.

Grazie alla chirurgia robotica è possibile ottenere soluzioni personalizzate in base alle caratteristiche peculiari del paziente e, conseguentemente, un migliore posizionamento delle protesi.

Il Prof. Falez opera tramite il sistema OPS, Optimized Positioning System, che consente di ottenere una maggiore precisione e soluzioni specifiche per ogni singolo paziente.

Il corretto posizionamento delle componenti viene facilitato dalla creazione di maschere customizzate note come Patient Specific Instrument (PSI), realizzate in 3D.

anca robotica

Come funziona la chirurgia robotica?

Nella fase preoperatoria un software elabora gli esami radiologici eseguiti e una squadra di ingegneri si occupa della definizione della safe zone specifica del paziente, cioè la zona di sicurezza entro cui va applicata la componente protesica.

Sulla base delle opzioni messe a disposizione da questa simulazione digitale dinamica, il chirurgo sceglie quella che ritiene migliore.

Vengono quindi realizzate le maschere PSI (Patient Specific Instrument), modelli customizzati che rendono ancora più preciso il posizionamento della protesi.

Con la chirurgia robotica la durata dell’intervento va da un minimo di 1 ora al massimo di 1 ora e mezza. Questa stima può variare, ovviamente, in base alle condizioni cliniche del paziente (peso, conformazione dell’articolazione e stato di usura della stessa).

Quali sono i vantaggi della chirurgia robotica?

La chirurgia robotica mini invasiva dell’anca viene impiegata soprattutto nel caso di giovani e, più in generale, di pazienti con esigenze specifiche di funzionalità.

In particolare, questa soluzione limita:

  • usura
  • mobilizzazioni e lussazioni
  • conflitto fra le componenti
  • rumore nel caso di impianti di ceramica

Componenti, materiali e tipi di protesi d'anca

Il chirurgo ortopedico sceglie il tipo di protesi d’anca più indicata in base al caso specifico.

Le protesi d’anca sono composte da:

  • Cotile: coppa metallica in lega di titanio rivestita da un sottile strato poroso che facilita l’osteo-integrazione, inserita nel bacino. In casi particolari si utilizzano anche materiali di ultima generazione come il tantalio
  • Stelo: posizionato all’interno del femore con la pressione (tecnica press-fit) o con la cementazione, è composto da una lega di titanio
  • Testina: posta sullo stelo, sostituisce la testa del femore ed è generalmente in ceramica, eccezionalmente in metallo
  • Inserto: di ceramica o polietilene, inserito tra cotile e testina

Le protesi vengono inoltre distinte in protesi cementate (fissate all’osso tramite cemento) e protesi non cementate (tramite ancoraggio diretto).

Generalmente, in presenza di una buona qualità ossea, la scelta cade su un impianto non cementato (lo stelo è rivestito da materiale osteoinduttivo). Quando la qualità ossea attesa è molto scarsa e la tenuta delle componenti a press-fit viene messa in discussione, la scelta ricade sulle protesi cementate (soprattutto nei pazienti anziani e nei casi di franca osteoporosi).

L’obiettivo è preservare più osso possibile (bone stock).

protesi-anca-esplosa

Combinazioni e accoppiamenti di materiali della protesi d’anca

Il progresso tecnologico in campo ortopedico è legato anche all’evoluzione, ricerca e impiego, per la protesi d’anca, dei materiali migliori. Obiettivo combattere l’usura precoce attraverso la ricerca di nuovi materiali e combinazioni.

Quelle attualmente utilizzate sono:

  • Ceramica-Ceramica: con una sopravvivenza del 99% a 10 anni e del 92,8% a 15 anni, questo accoppiamento è quello prediletto per i giovani e le persone molto attive. Tra i vantaggi peculiari l’elevata biocompatibilità e scorrevolezza, e un basso tasso di usura
  • Polietilene-Ceramica: utilizzato soprattutto nei pazienti più anziani. Negli ultimi anni, grazie all’aggiunta della Vitamina E (potente antiossidante naturale) al polietilene di ultima generazione, o alla creazione di strutture altamente reticolate, è stato possibile raggiungere standard vicini alla combinazione ceramica-ceramica
  • Oxinium-Polietilene (Verilast): utilizzato soprattutto in caso di pazienti allergici ai metalli, questo accoppiamento, di recente invenzione, garantisce ottimi risultati e una resistenza all’usura che la rende un’ottima alternativa alla combinazione ceramica-ceramica. L’oxinium, maggiormente resistente alle microabrasioni, genera inoltre meno attrito a contatto con il polietilene
  • Doppia mobilità: consiste in una testina in ceramica o metallo e una cupola in polietilene che si articola mediante un inserto metallico, all’interno dell’acetabolo. Stabilità, durata, e buoni risultati sono le caratteristiche che portano a scegliere questa soluzione per pazienti a rischio con pregressi interventi di stabilizzazione della colonna, insufficienza muscolare, patologie neurologiche
accoppiamenti-protesi-anca
Devi ricorrere all’impianto di una protesi d’anca?

L’impianto di una protesi d’anca mini invasiva è un intervento delicato che deve essere eseguito da uno specialista di chirurgia protesica esperto.